CAVALIERE: Ma quali parole? Quali parole?… Cosa andate dicendo voi piuttosto!… Si! Io vi ho avuto, perché l’ho voluto! L’ho voluto fin dalla prima volta che siete venuta alla villa, quando mia moglie vi aveva mandato a chiamare per le pulizie annuali… non l’avesse mai fatto! Ma non ho speso per voi nessuna frase adulatoria, come afferma l’avvocato, e nessun gesto di galanteria… come volete fare credere!
ROSARIA: Ma voi mi baciaste la mano!… E tremavate pure! Che mi fece pure impressione, vedere un uomo come voi, diventare come un bambino…
AVVOCATO: Bene… bene…
CAVALIERE: Sentite, ora basta! (con arroganza ed enfasi) Qui, si vuole compromettere il mio buon nome e la mi dignità! Qui, si vuole speculare su un momento di debolezza, che qualunque altro uomo, che si reputi tale, avrà avuto almeno una volta nella vita…
AVVOCATO: Scusate,… cavaliere, avete detto… un momento di debolezza? Volete dire, quindi, che vi siete incontrato… insomma… che avete avuto un solo rapporto con la signora Femminella?
CAVALIERE: Ma si! Uno… una sola volta… e poi… la seconda, quando successe lo scandalo.
ROSARIA: No!… Signor cavaliere, no! Questo non lo potete dire! Ed anche se voi siete un signore e la vostra parola può essere creduta più della mia, io, giuro che non è vero! Che io lo so, tutte le volte che veniva, le paure che mi prendevo. Se qualcuno lo aveva visto… se qualche paesano andava ad avvertire mio marito in campagna…
Si spengono le luci su questi personaggi e si riaccendono sull’aula del tribunale.
TARARA’: Certo che, se in campagna qualcuno fosse venuto a dirmi “Tararà, bada che tua moglie se la intende col cavaliere Fiorica”, io non ne avrei potuto farne a meno e sarei corso in casa con l’accetta a spaccarle la testa. Ma nessuno era venuto a dirmelo, signor presidente; ed io, per amore di pace, se mi capitava, qualche volta di dover ritornare all’improvviso, nel mezzo della settimana, mandavo avanti qualcuno ad avvertire mia moglie! Questo, per far vedere a sua eccellenza, che le mie intenzioni non erano di fare danno! L’uomo è uomo, eccellenza! E le donne… sono donne! Certo, l’uomo deve considerare che la donna ce l’ha nel sangue di essere traditora! Ma la donna deve considerare l’uomo… che non può farsi beccare la faccia dalla gente, eccellenza! Certe ingiurie… si, eccellenza, e mi rivolgo, pure ai signori giurati… tagliano la faccia all’uomo! E L’uomo non le può sopportare!… Ora, mia moglie, questo lo sapeva ed aveva fatto in modo di non farmi sbattere in faccia la verità!… E tutto filava liscio, come l’olio; tant’è vero, che io non le avevo mai torto un capello. Tutto il vicinato può venire a testimoniare!
(Si ripete il gioco di luci)
CAVALIERE: Ma, non vorrete mettere in dubbio la mia parola di gentiluomo, spero… e credere alle fandonie di una contadina?
AVVOCATO: Sentite, credo che voi, a furia di sentirvi chiamare cavaliere vi sarete convinto, di essere un gentiluomo… Ma io, agli appellativi altisonanti ed ai titoli nobiliari, non do molto affidamento quando si tratta di garantire sulle virtù, sui sentimenti e sull’onestà… dell’uomo! Perciò, io, credo ai fatti e non alle parolone! (rivolto alla donna) Rosaria Femminella, voi potete provare ciò che affermate? Cioè di esservi incontrata più volte col cavaliere?
ROSARIA: Si… si, lo posso provare. Perché, ogni volta che veniva mi portava un regalo… Cose spicciole, non cose da cavaliere. Certo, io non potevo pretendere i regali che il cavaliere faceva alla moglie… ma a me facevano piacere lo stesso…
AVVOCATO: Cosa vi portava, ed esempio?
ROSARIA: Una volta, mi portò un rossetto… che io non ho mai usato, però. Che ne dovevo fare io del rossetto!… Poi mi portò delle calze nere di seta… e… e altri indumenti intimi… che non posso dire… e voleva che tutta quella roba che mi regalava, me la mettessi quando veniva da me… Ed io per farlo contento, dopo che se ne andava, dovevo conservare tutto e nasconderlo in una vecchia valigia, sempre con il terrore che mio marito la trovasse. E forse, potrete trovare ancora tutta la roba, proprio là, dentro la valigia.
AVVOCATO: Così, cavaliere, lei faceva pure i regalini alla sua Rosaria e lei, poveretta, li conservava ansiosa e trepidante come una collegiale conserva le lettere del primo amore…
CAVALIERE: Non faccia delle stupida ed inutile ironia, avvocato, tanto le sue postille didascaliche nulla potranno e non serviranno a scagionare il suo difeso davanti alla giustizia… Un assassino è sempre un assassino!
AVVOCATO: Si è vero, ma io voglio appurare fino a che punto voi cavaliere e voi gentile Rosaria Femminella, gli siete stati complici o istigatori morali, se preferite. Ciò non servirà alla giustizia, ma chiarirà, forse, le idee al pubblico. Certo, il pubblico si sarà reso conto delle banalità e dello squallore di questa sterile e banale storia d’amore, che non è altro che un misero adulterio che sarebbe andato avanti liscio come l’olio, come dice Tararà, se…
(altro gioco di luci)
TARARA’: Che colpa ne ho io, se quella benedetta signora Fiorica, all’improvviso… Ecco, signor presidente, dovrebbe farla venire qua, questa signora, di fronte a me, che glielo saprei dire io! Non c’è peggio… mi rivolgo a voi, signori giurati, dalle donne che vogliono fare gli uomini!
(altro gioco di luci)
Esce dalla parte opposta alla posizione di Rosaria Femminella, la signora Fiorica. Le due donne si trovano ai due lati opposti in primo piano con in mezzo il cavaliere Fiorica
(altro gioco di luci)
TARARA’: Se suo marito, le direi, si fosse messo con una zitella, vossignoria si poteva prendere il gusto di fare uno scandalo, perché non c’era un marito di mezzo… Ma, con quale diritto, vossignoria, le direi, viene ad inquietare un uomo che si era stato quieto, per amore di pace, e che non ne aveva voluto sapere, nulla…
(altro gioco di luci)
SIGNORA: Ecco, appunto. Nulla! Faceva finta di non saperne nulla. Ma si può essere così ignobilmente amorali, caro avvocato?
CAVALIERE: Adele! Anche tu qui! Ma perché vuoi esporti ancora una volta allo scandalo ed alla maldicenza. Ricordati che tu sei una Fiorica…
SIGNORA: Già, anche io qui, ma sono stata chiamata in causa, caro! In ogni caso, mi pare che non debba essere io a ricordarmi di essere una Fiorica. Non ho nulla da rimproverarmi, io, tranne, il legittimo intervento di una moglie più volte offesa.
AVVOCATO: Ma allora, anche lei afferma di sapere che suo marito aveva avuto più di un incontro con la Rosaria Femminella?
SIGNORA: Si, lo sapevo. Ma tacevo anch’io per amore di pace. Sperando che, la dignità, l’amor proprio, di quest’uomo, si fosse prima o poi ribellato, senza arrivare al dramma, però…
AVVOCATO: Ah! Quindi, voi sapevate… e come mai vi decideste ad intervenire solo in ultimo?
SIGNORA: Perché… perché, anch’io ero diventato lo zimbello del paese. Con le dovute proporzioni, certo, Io, sono una donna e una tradita non perde il prestigio, né la dignità… semmai ci rimette l’orgoglio. Ed io, ne avevo già rimesso abbastanza. E poi mio marito aveva cominciato con lo sperperare denaro in regali a quella li (rivolgendo uno sguardo di traverso a Rosaria, mentre sino ad ora non l’aveva degnata completamente). Sa come sono gli uomini, avvocato, quando perdono la testa per una donna… si incomincia con un vestito, poi una spilla, poi un brillante e poi si finisce col regalare un appartamento, anche per rendere più comodi e discreti i loro “rendez vous”.
ROSARIA: (venendo avanti, piena di rabbia contenuta) Ah, per questo avete scatenato una tragedia? Per paura che vostro marito si rovinasse per me? Per una contadina? Cara signora, io non ero per suo marito, una delle avventure galanti a cui si fanno regali importanti, come dite voi. Vi siete preoccupata per niente. Robette. Straccetti, mi portava… cosa vuole… per una come me…
CAVALIERE: Adele, ma come hai potuto pensare che io perdessi veramente la testa per… (guarda con commiserazione Rosaria) Lo sai che non sono mai venuto meno ai miei doveri di padre e di marito, anche in situazioni ben più importanti…
SIGNORA: Ed è stato proprio per questo, a parte i regali che potevi fare ed al denaro che potevi sperperare… era proprio la situazione troppo comoda, troppo liscia e troppo insopportabile. Una donna che potevi andare a visitare a tuo piacimento, come e quando volevi, con un marito lontano da casa per intere settimane, che sapeva e che faceva finta di non sapere, forse, addirittura grato che una misera, sporca contadina, come sua moglie, fosse oggetto di tanta attenzione da parte di una persona per cui lavorava a da cui, perciò, poteva ottenere, chissà… quale ricompensa o quali favori… e per questo, nella sua scaltra finzione, se ne stava buono, tranquillo, rassegnato, quieto…
(altro gioco di luci)
TARARA’: Quieto, quieto signori giurati, a guadagnarmi il pane, con la zappa, in campagna, dalla mattina alla sera. Che cosa è stato lo scandalo per vossignoria? Le direi. Nulla! Uno scherzo!… Dopo due giorni ha rifatto la pace col marito… Ma non ha pensato, vossignoria, che c’era di mezzo un altro uomo, che non poteva lasciarsi beccare la faccia dalla gente… e che doveva fare l’uomo? Se fosse venuta da me, prima, ad avvertirmi, io le avrei detto: “ma lasciate perdere, signora! Uomini siamo! E l’uomo, si sa, è cacciatore! Può aversela a male, vossignoria, di una sporca contadina? Il cavaliere, con voi mangia sempre pane fino, francese… e compatitelo se di tanto in tanto gli fa gola un pezzo di pane di casa, duro e nero…”. Così le avrei detto, signor presidente, e forse non sarebbe accaduto nulla di quello che, purtroppo, non per colpa mia, ma per colpa di questa benedetta signora, è accaduto.
PRESIDENTE: Allora, dunque, questa è la vostra tesi?
TARARA’: Nossignore… nossignore, quale tesi. Questa è la verità… la verità. Signor presidente.
(altro gioco di luci)
AVVOCATO: Quest’uomo, cornificato, vilipeso, deriso, al quale sarebbe bastata un poco delle nostra malizia per essere assolto, invece, grazie alla sua verità, così candidamente confessata, sarà condannato all’ergastolo. La giustizia, si sa, non tiene conto della semplicità o dell’ignoranza di un individuo… Ma voi, lo avreste condannato?
SIPARIO
Giacomo Sorge
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